Qualche giorno fa mi è stato chiesto di partecipare ad un evento organizzato dal foto-club del mio paese. Il tema dell’evento era quello della fotografia analogica. Ho parlato molto, forse troppo, ma alla fine sono riuscito a raccogliere qualche domanda che secondo me può essere approfondita da alcuni articoli su questo sito. Mi devo scusare per la mia incostanza nei confronti delle persone che leggono questi articoli, sono interessati e mi chiedono se il sito funziona ancora, si funziona ancora ma nel frattempo dovevo laurearmi e così non ho avuto tanto tempo per scrivere. Ma eccovi accontentati con un nuovo articolo!
Ci sono secondo me due tipi di fotografi che hanno a che fare con il negativo: Il primo è quello che è scresciuto con la fotografia analogica e poi passato al digitale mette i suoi scatti sul Cloud e ha chiuso i suoi negativi in qualche scatolone in cantina ritenendo fossero fossili. Il Secondo è invece quello che, come me, un po’ hipster, un po’ nostalgico, un po’ coglione, continua a scattare con l’analogico, sbattendosene dei costi per inseguire ragioni che solo lui sa. Io lo faccio per documentazione storica e per il desiderio che i miei negativi, e con essi le mie foto, sopravvivano a me e raccontino un passato in cui avrò vissuto. Altri invece lo fanno per arte, altri invece per tecnica ed infine altri per semplice moda.
Ora in tutti e due i casi avremo molti negativi che debbono essere scansionati, perché anche se si scatta con una fotocamera vintage, non vuole dire che non si possano utilizzare le nuove tecnologie per avere un risultato finale migliore e perché no social friendly. Quindi è il momento di scavare tra vecchi e nuovi negativi e diapositive e convertirle in digitale.
Perché digitalizzare i negativi? Vi chiedere voi, e di conseguenza perché conservarli; non sarebbe è meglio scansionare le stampe? Molti in passato ma anche oggi ragionano così e quindi gettano i negativi e si tengono album piani di stampe. Però non necessariamente una stampa, specialmente se prodotta da un laboratorio fotografico economico, potrebbe rendere piena giustizia al negativo. Di conseguenza se si scansiona una stampa mediocre tutto ciò che otterrai è un’immagine digitale mediocre. In più spesso non tutto ciò che era sul negativo veniva stampato e dunque possiamo trovare foto inaspettate o che ci eravamo dimenticati dell’esistenza.
Bisogna allora pensare al negativo come l’analogo equivalente di un’immagine grezza digitale in formato RAW, che appunto nel suo formato adobe si chiama appunto DNG, ovvero Digital Negative. Sul vostro negativo ci saranno tutte le informazioni serve solo un metodo per tirarle fuori. Un negativo sovraesposto, ad esempio, si presenterà eccessivamente denso e in fase di stampa in camera oscura potrebbe originare stampe povere [ad un principiante]. Ma quel negativo denso contiene più dettagli di quelli che immaginiamo e che digitalizzati emergono. In modo analogo possiamo parlare della diapositiva sottoesposta.
Dunque perché scansionare un negativo? A tutta prima perché possiamo avere un’immagine digitale che può essere elaborata con software come Lightroom e di conseguenza essere concorrenziale a immagini scattate con qualsiasi macchina fotografica digitale; in secondo piano poi perché oggi la stampa in camera oscura a colori è pressoché impossibile, per carenza di materiale, chimici e costi spropositati. Infine per poter ovviare a incapacità di stampa che porterebbero alla perdita di quella o di questa immagine, perché di difficile gestione con l’ingranditore.
La scansione è l’accesso dell’analogico nel mondo digitale e dunque non è un limite dell’analogico, ma una potenzialità, poiché permette sia di avere un archivio fisico utilizzabile in analogico assieme alla corrispettiva modalità di scatto; sia in digitale e dunque ad un immagine che posso elaborare attraverso un pc e condividerla in tempo reale.
Non dimenticate di condividere con gli amici questo articolo e per chiarimenti scrivetemi.
Alla prossima e Buoni scatti!
Questa Tematica continua con Scansione: 2 metodi, 10 suggerimenti.